Kolyvan’, Oblast’ di Novosibirsk nel Distretto Federale Siberiano.
In questa cittadina siberiana dalle strade scassate, le mucche circolano libere e le casette sono in legno con il tetto in lamiera, abbellite da qualche colore vivace, e qualche decorazione.
Sulla larga via Lenin (ул. Ленина) si trova il palazzo del distretto, con il tabellone dei maestri del Lavoro, e, giusto di fronte, la scintillante statua di Lenin, posata su un piedistallo che avverte un po’ l’incuria e il passare del tempo, ma con ancora fiori, recenti, posati alla sua base.
Tutta la città è attraversata da dei condotti gialli, presumibilmente condotte del gas che, in un impeto di modernismo e disarmonia, o semplicemente praticità, sono stati posati con queste vie aeree e non interrati. Suppongo che il motivo sia per una più facile manutenzione, in posti come questi dove sicuramente si raggiungono temperature molto basse, nevicate ampie e che renderebbero più difficile gestire una cosa vitale come il riscaldamento.
Per un motivo simile, è facile notare, “girando” per la città, ampi mucchi di legna davanti alle case; le foto di street view riportano un “Agosto 2013” e quindi il momento per fare scorta di legna per l’inverno, in queste casette dove sicuramente il gas non basta, per scaldarsi.

Esplorando un po’ le vie mi sono imbattuto in un altra caratteristica che accomuna molte città (ex) sovietiche o comunque dell’Est. Molte persone a piedi, sopratutto donne. Donne a piedi con borse della spesa, alcune sole, alcune in gruppo, qualcuna con la figlia o la nipotina, un po’ di tutte le età, comunque donne. Gli uomini, invece… in auto, in giro, ma anche a gruppi, a discutere appoggiati alle auto, oppure nei box a mettere mano alle loro Lada “Riva” impegnati in continue manutenzioni.
Un altro contrasto lo notiamo nell’abbigliamento; immaginando comunque che non ci sia molta varietà e disponibilità, si nota che gli uomini sono vestiti sostanzialmente come 30 anni fa, molto “alla russa” con smanicati improponibili e camicie anni 70/80. Le donne, invece, sono sicuramente più attente, e non rinunciano a qualche capo alla moda, o alla scarpa con un po’ di tacco, anche se le strade sono di fango o non ci sono proprio.
E ho provato a mettermi nei panni di queste persone, a migliaia di chilometri da ogni confine o ragionamento “europeo”; vicine ma lontane, isolate, o costrette in enormi palazzoni che sembrano cubi di rubik esplosi.
Passando si vede anche un asilo, una scuola pulita e ordinata, quasi “militare” e poi il degrado del degrado delle periferie di queste città un tempo importanti punti di scambio commerciale, ferroviario, ora più popolate da lavoratori delle miniere o dei giacimenti di gas. La vita scorre lenta, a Kolyvan’, l’estate è ancora alta e le mucche possono approfittare del verde che, comunque, non manca. Presto sarà inverno, e da Ottobre a Marzo le temperature non salgono sopra lo zero, per cui bisognerà fare buon uso della legna e del gas.